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Figlio mio, sei nato all'alba di una nuova era. Sarà compito m | Giorgio Bianchi Photojournalist

Figlio mio, sei nato all'alba di una nuova era.
Sarà compito mio far sopravvivere in te, il ricordo del mondo prima che impazzisse.
Quello stesso ricordo che allo stesso tempo mi consola e mi fa disperare.
Quando questa follia è deflagrata ho conservato nella memoria l'istantanea di come fosse la nostra società prima che fosse investita dall'onda d'urto della propaganda e del fanatismo.
Ogni tanto la rivedo e fa male.
Tutto è come prima, niente è come prima.
Che poi è il senso stesso della tragedia, una porta appena varcata che si richiude definitivamente alle nostre spalle.
Alcune persone purtroppo sono cambiate in modo irreversibile.
La tragedia è la presa di coscienza del punto di non ritorno.
La tragedia consiste nell'aver respirato l’atmosfera del prima e del dopo e avere l'esatta percezione della distanza siderale che li separa.
La consapevolezza dell'irreversibilità può intossicare l'anima per sempre.
Che poi è quello che ha mirabilmente scritto Thomas Wolfe nel suo capolavoro “Non puoi tornare a casa” (You can’t go home again).
Oramai non ci sarà più possibile fare ritorno a "casa" perché la nostra casa non esiste più.
O meglio esiste, ma è in un’altra dimensione.
La tragedia deriva dal fatto che entreremo negli stessi luoghi, incontreremo le stesse persone e penseremo che automaticamente ci restituiranno le medesime sensazioni di sempre.
Purtroppo in molte circostanze non sarà più così.
Alcuni luoghi e alcune persone esistono solo nella dimensione dei nostri ricordi.
La distanza incolmabile tra le due dimensioni è il senso stesso della tragedia.
E’ come trovarsi difronte ai propri desideri ma essere separati da essi da un vetro blindato.
Il vetro blindato è quella patina che percepisci ma alla quale non riesci a dare una spiegazione. E’ il separatore tra la felicità e il ricordo della felicità.
Noi resteremo umani, costi quel che costi.

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